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“Stiamo facendo, stiamo valutando, stiamo pensando”. Questa è la sostanza del primo intervento dell’assessore Loredana Panariti (Pd), appeso fra i cavilli burocratici e le promesse elettorali, sul tema “reddito minimo garantito”. Il dibattito su “l’opportunità di un nuovo welfare in Friuli-Venezia Giulia”, voluto dal M5S e svoltosi il 22 novembre nella sala della Regione a Udine, si apre nella perplessità di un altro mancato futuro. Certo, sia Panariti che Franco Rotelli (Pd) hanno espresso la volontà di approfondire l’emergenza sociale sempre più dilagante con una “nuova” sperimentazione che forse partirà entro dicembre 2015, con uno stanziamento di “ben” dieci milioni (a fronte dei 52 milioni che occorrerebbero!), sollecitati dalla precisa proposta depositata dai consiglieri regionali pentastellati, a cui si è unita quella della Cgil con Franco Belci. Come ha ricordato Cristian Sergo (M5S), che moderava l’incontro, è sempre più tardi perché la situazione delle famiglie in regione si è aggravata, in quest’ultimo anno, con ulteriori chiusure aziendali e posti di lavoro persi. A di là delle distinzioni dialettiche fra assistenzialismo e solidarietà, i punti cruciali da colmare, forse più che le risorse, appaiono essere i controlli e la riqualificazione. Insomma, si teme che con un reddito minimo garantito le persone non siano più stimolate a cercare un lavoro. In “fuga” da Roma era presente anche Walter Rizzetto (M5S), che ha parlato di come, in generale, i Centri per l’impiego non funzionino bene, sia per mancanza di risorse che per l’esiguità degli addetti, spesso precari e che a loro volta avrebbero bisogno di essere formati. Una loro riforma è quindi necessaria (altra proposta già presentata dal M5S), per l’alto costo (470 milioni di € all’anno per circa 500 Centri più altri 137 milioni per la procedura d’infrazione Eu per il loro mancato adeguamento). Rizzetto ha poi puntualizzato che il reddito minimo garantito secondo la proposta 5 stelle, sia alla Camera (giace da tempo in attesa di calendarizzazione) che in Regione, parla di “politiche attive per il mercato del lavoro”, rivolte a precari e disoccupati, un sostegno sociale e non una “piaga sociale”. Chiosa apprezzando il confronto voluto dal M5S regionale “perché se viene partorito qualcosa di virtuoso per la collettività si mettono da parte tutte le bandiere” oltre ad affermare, rivolgendosi a Panariti sulle coperture finanziarie, “in un momento drammaticamente contingente come questo occorre mettere le risorse giuste al posto giusto”. Ovvero, abbandonare certe grandi opere utilizzando queste risorse per il reddito minimo garantito, che per tre anni può dare un po’ di respiro a tante famiglie in difficoltà.