novità da "udine-friuli a 5 stelle"


parole a congresso

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“Scontrini, direttorio, dissidenti, guerriglia, espulsi, cittadini”, e così via. Parole che in questi ultimi giorni hanno tenuto banco sulla stampa, soprattutto quella schierata.
Se è vero che il Movimento 5 stelle sta entrando in una nuova fase, è anche vero che i media si affannano a mostrarlo come un vecchio partito sull’orlo di un crollo o quanto meno di una scissione.
Parole e schemi propri di quella politica associativa che il Movimento è nato per combattere ma che i media di parte spargono a pieni tasti, confidando sulla fragilità ideologica delle vittime designate. Eppure, se questo Movimento non-partito è alla prova del nove, lo è principalmente nelle loro intenzioni.

Perché l’organizzazione del Movimento 5 stelle si dovrebbe basare sull’adhocrazia in una democrazia partecipata e non delegata, ovvero sull’esatto contrario della burocrazia così amata dalle segreterie di partito. Una burocrazia-trappolone che i media in generale continuano a tendere e in cui è molto facile cadere, soprattutto per i neofiti della politica, talvolta non troppo consapevoli del sistema partitico dominante.
In questi due anni di presenza attiva in parlamento, e ancor prima nei Comuni, i media hanno esaltato soltanto una sorta di maniacale attenzione ai regolamenti, come questa fosse l’unica arma per risolvere i problemi. Ma l’hanno fatto soprattutto per dimostrare che un non-partito nulla ha di diverso da un partito tradizionale se si conforma con le stesse regole. Anche l’ultimo epiteto, “direttorio”, che stanno ripetendo fin alla nausea, va in questa direzione, cercando di trasformare, nell’immaginario collettivo, il garante Grillo in una sorta di “spa Grillo, Casaleggio & C”, avvolta da un misto di politica, interessi personali ed eredi designati.

Questa finestra aperta al dileggio della stampa purtroppo nasce anche dal fatto che il “popolo della rete” non ha saputo creare adeguati canali di informazione distribuita. Ovvero gli slogan, i video chilometrici o la pseudo informazione sui social e simili non si sono rivelati gli strumenti più opportuni per far conoscere le attività effettive sul territorio, sia dei parlamentari che dei consiglieri locali. Nello stesso modo anche il termine “cittadino” è stato strumentalizzato come definizione di appartenenza a uno schieramento, l’equivalente del “compagno” di arcaica memoria. Ma, per il Movimento, cittadini siamo tutti, presenti o no nei ranghi dell’attivismo.

Adhocrazia significa resilienza, flessibilità, adattamento, dinamismo, progettualità e, non ultima, autonomia. Tutti termini rivolti a perseguire uno scopo, ossia proprio il motivo per cui è nato il Movimento 5 stelle. Un perseguimento che proprio nell’uno vale uno trova la sua libertà, ciascuno libero nelle proprie opinioni e libero di esprimerle senza venir tacciato di “dissidenza”, perché proprio questa è invece la regola che vige nei partiti. Ma il partito non è lo scopo del Movimento, e tanto meno lo è del Non-statuto.
Certo, le regole – poche e chiare – servono per una gestione trasparente. Volerle interpretare però significa voler burocratizzare e farne un’ortodossia significa autocastrazione. Le regole servono per arrivare all’obiettivo ma anche disattenderle, se si arriva all’obiettivo, diventa regola.

Anche la “ghettizzazione territoriale” degli iscritti è dei partiti: la cellula cittadina, la cellula provinciale, quella regionale e nazionale, in un susseguirsi di livelli di comando sempre più lontani e autoreferenziali. Anche questo è un muro abitudinario che bisogna frantumare.
Il Movimento raccoglie tante diverse esperienze, condividerle cercando una sintesi comune non è facile né immediato. Ma è necessario, per quanto è possibile, cercare di non cadere in una pretesa uniformità del pensiero, perché proprio quest’ultima esclude la partecipazione.

 
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One response to “ parole a congresso ”

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