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Nel mio precedente articolo, Euro: morbo di povertà, si è richiamato il concetto di sovranità monetaria della cui perdita intendo, brevemente, parlare, per poi fissarne definitivamente il significato tradizionale.
Prima del 1981 il Governo poteva finanziare un’opera pubblica in 3 modi:
1) con le imposte;
2) attraverso il collocamento dei titoli del debito pubblico sul mercato;
3) tramite emissione di moneta, cioè, sostanzialmente, la Banca d’Italia si impegnava a comprare i titoli di stato (emessi dal Ministero del Tesoro) che il mercato non aveva assorbito, controllando implicitamente il tasso di interesse, che la nazione doveva pagare ai relativi sottoscrittori.
Nel 1981, quando la carica di Ministro del Tesoro era ricoperta da Beniamino Andreatta, si decise che la Banca d’Italia dovesse essere indipendente dal Ministero del Tesoro, cioè che la Banca Centrale non potesse più acquistare i titoli di stato, emettendo moneta (divorzio Banca d’Italia – Tesoro).
Ciò ha comportato 2 conseguenze fondamentali:
a) un vertiginoso aumento del debito pubblico, dovuto ad un incremento esponenziale della spesa, per interessi;
b) una diminuzione della spesa per il sociale. In altre parole si è deciso di dirottare una parte consistente di spesa, a sostegno dell’economia reale, (investimenti in infrastrutture, sviluppo) a favore dell’economia finanziaria (finanziarizzazione dell’economia).
A questo punto dovrebbe risultare chiaro il concetto di “sovranità monetaria”.
Avere la sovranità monetaria, per uno Stato, significa, tradizionalmente, rinunciare all’assioma dell’indipendenza della Banca Centrale e riconsegnare, così, allo stesso tutti gli strumenti originari di politica economica, affinché ritorni ad essere effettivamente sovrano nell’ambito del proprio territorio.
A conclusione di questo mio secondo intervento, desidero infine ricordare una frase del Prof G. Auriti, il quale, in merito all’argomento trattato, ha affermato: “Senza la sovranità monetaria le nuove generazioni non avranno altra scelta che quella tra il suicidio e la disperazione”. Profetico!!!!
Gianni Radda