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Storia lunga e complessa quella del parcheggio interrato in piazza I° maggio.
Dopo un anno e quattro mesi di lavori e dei relativi disagi per i cittadini, arrivano al pettine delle opposizioni diversi interrogativi.
Interrogativi a cui sembra che la maggioranza in Comune non intenda rispondere, negando qualsiasi forma di dibattito, sia in consiglio che in commissione nonché tardando oltre misura alle interrogazioni a risposta scritta o comunque rispondendo in maniera evasiva.
Siamo nell’epoca di una vantata trasparenza ma, per le opposizioni, resta comunque alquanto arduo riuscire a penetrare il nòcciolo delle opere in cantiere in modo da poterne rendere partecipi i cittadini, soprattutto quando i documenti – come nel caso della cessione di Amga – sono sottoposti a un vincolo di segretezza.
L’odierna conferenza nasce proprio dal fatto che la maggioranza tentenna nelle risposte e nega approfondimenti in commissione, giungendo persino a chiedere il parere del segretario comunale per non concedere la commissione ambiente e territorio con la presenza di alcuni tecnici, richiesta dalle opposizioni nell’intento di verificare determinati aspetti.
Parcheggio in piazza I° maggio: facciamo un breve excursus sulla storia di quest’opera ancora in corso:
il progetto, bocciato più volte, nasce parecchi anni fa e viene infine ripreso dalla prima giunta Honsell, che, considerando l’area dell’ex distributore Esso vicino all’istituto Sello come idonea, nella campagna elettorale 2013 – col progetto già approvato in tasca – lo magnifica come viatico indispensabile alla rivitalizzazione del centro storico.
Al Movimento 5 stelle, contrario sia per l’inutilità dell’opera, inadeguata all’attualità e al momento storico, sia per il traffico che ne deriverà, non resta che vigilare su quegli 11 milioni di euro di spesa prevista, sperando che, date le circostanze, non lievitino troppo.
Milioni che, anche se in parte sovvenzionati dalla Regione, nascono comunque dalle tasche dei cittadini.
SSM, stazione appaltante, controllata del Comune quale socio di maggioranza, ha indetto un bando – vinto poi dall’impresa Vidoni – e steso un capitolato d’appalto con tutte le specifiche dell’opera, oneri inclusi.
Infatti fin da subito, pur essendo a conoscenza della più che probabile esistenza delle cisterne interrate dell’ ex distributore, l’impresa chiede 50 mila € in più per la loro rimozione. Cifra negata dall’allora Rup, ing. Fantini, dato che lo smaltimento delle cisterne era previsto negli oneri di cui tener conto nell’offerta del ribasso d’asta.
Poi c’è la querelle sul diametro dei pali della berlinese, fino al parere della Regione, per chiudere poi, ma senza chiudere, coi rumori e soprattutto le vibrazioni prodotte ai danni dell’istituto Sello, dato che lo scavo è appena a circa tre metri da quest’ultimo.
Lo scavo, un buco di più di 50 mila metri cubi di terra.
Una montagna di terra che le offerte dei concorrenti all’appalto hanno quotato secondo una scheda predisposta dall’appaltante, sulla quale la ditta Vidoni è stata la più generosa.
La scheda riportava quattro tipi diversi di terre che si sarebbero potute recuperare dallo scavo, dalla ghiaia grossa alla ghiaietta minuta, dal pietrisco alla terra vegetale.
Solo ora, al momento di contabilizzare il terreno estratto, secondo il direttore dei lavori ben due di queste categorie di terra “non esistono in natura”.
“Non esistono in natura” – sottolineo – invece che, più semplicemente, questi tipi di terra non sono stati trovati in piazza I° maggio!
La domanda spontanea, per cui si volevano i tecnici in commissione, è il motivo per cui tutti abbiano valutato queste terre “non esistenti” senza batter ciglio. E la ditta Vidoni più che generosamente.
E già qui siamo nel paradossale ma – a giochi ormai fatti – c’è anche chi propone “un’integrazione alla tabella allegata al contratto con la classificazione ex UNI 10006”.
In ogni caso pare che ora il corrispettivo offerto per le terre dall’appaltatore si sia ridotto a circa un quinto di quanto previsto dal capitolato iniziale.
Il punto più dolente e che è sotto agli occhi di tutti è la “trovata” della barriera antirumore a protezione dell’istituto Sello.
Barriera a distanza di mesi ancora incompiuta nonché ormai, a scavo più che terminato, inutile.
Anche questo un altro obolo di 50 mila euro, a carico dei contribuenti.
E sempre che non ci siano altre sorprese.
Una barriera antirumore a protezione dal cantiere era prevista nel contratto di appalto ma, quando l’allora Rup, ing. Fantini, bocciò quella proposta dall’appaltatore perché giudicata insufficiente, questa venne semplicemente stralciata.
E per tutto il tempo dello scavo ne ha fatto le spese l’istituto Sello.
Anche qui c’è una domanda: se era prevista una barriera anti rumore, è ovvio che fosse previsto il rumore del cantiere. Stralciare questa protezione non lo eliminava! Quindi, perché già allora non sono state proposte alternative?
Perché solo dopo i disagi subiti dalla scuola si è iniziato a pensare a una soluzione?
“Soluzione” che ha visto due diverse proposte, da attuare velocemente per consentire l ripresa protetta dell’attuale anno scolastico:
intervenire sulla scuola installando serramenti adeguati oppure, appunto, la barriera che attualmente ancora giace incompiuta.
Per la scelta, ancora lo scorso aprile è stato monitorato il rumore prodotto dal cantiere all’interno della scuola.
Peccato solo che i numeri di questo rilievo siano risultati un po’, come dire, confusi e discordanti.
Ma tant’è, a quanto pare SSM ha preferito l’ipotesi: barriera.
Anche se sostituire i serramenti sarebbe stata invece opera durevole nel tempo nonché di risparmio energetico.
Invece la barriera, un po’ in affitto e un po’ acquistata, alla fine dei lavori verrà tolta, la parte in acquisto con destinazione sconosciuta.
E qui veniamo alla nota più dolente:
lo sviluppo della barriera è previsto per una lunghezza di trenta metri, per 15 metri di altezza per la metà, digradando poi fino a circa 10 metri in altezza per l’altra metà.
Si tratta di pannelli che hanno una densità di 90 kg al metro cubo, quindi per un peso totale, a barriera finita, di circa 4 tonnellate.
Un peso che è per la maggior parte ancorato alla scuola – la quale notoriamente non è in cemento armato perché edificio d’epoca – e che, alla base, dovrebbe essere fissato a un basamento di cemento armato per poter sopportare anche un forte vento che spinge su una superficie di ben 400 metri quadrati.
L’impalcatura della barriera è stata tirata su ma le sue guide portanti non sono state ancorate al suolo bensì solo appoggiate su un cordolo di cemento, talvolta su un’asse di legno per livello.
E una volta montati i primi pannelli, ancora in agosto, la barriera si è fermata lì.
Perché?
Forse non è stato verificato prima se gli ancoraggi alla scuola avrebbero potuto reggere?
Perché, come da recente dichiarazione di SSM alla stampa, stanno ora “aspettando giunti speciali”?
Perché le parti a nolo sono state prolungate di un anno, considerando che il parcheggio dovrebbe esser pronto per il prossimo marzo?
Perché, per tre mesi che restano, si vuol continuare con questa spesa inutile?
Sono domande che, a quanto pare, la maggioranza non vuol sentire o a cui non vuol rispondere, dato che continua a negare, con motivazioni risibili, la commissione di approfondimento che il Movimento 5 stelle, con gli altri commissari di minoranza, chiede.
Domande poste anche al sindaco con interrogazione scritta ma per le quali la prescritta risposta entro 30 giorni ancora latita.