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Ritrovarmi nella lista nera del vicesindaco Carlo Giacomello mi da l’occasione per sottolineare certe incongruenze nella sua relazione al Consiglio straordinario, scatenato dal suo sms e richiesto dal centrodestra, centrodestra a cui la sua intervista odierna al Messaggero Veneto pare accomunarmi.
Noto come il suo accanimento per la perfezione sia alquanto di parte, dato che nel suo lungo discorso estrapola poche mie parole per accusarmi, celando il contesto dell’intera frase, ben diverso da quello che ha voluto far apparire.
Poco sotto però pretende l’integrità delle sue parole – smile compreso – per giustificarsi, accusando una mal interpretazione mediatica di quelle che ha inviato a Franco Soldati.
Il tutto senza la trasparenza – che noi M5S gli abbiamo chiesto – di leggere a voce alta, una volta per tutte, l’originale diverso che protesta. Si sarà trattenuto per l’impossibilità di illustrare a voce lo “smile”? Avrebbe potuto darne il code.
La sua estrapolazione di “rapporti personali agganciati a interessi pubblici”, che vorrebbe addebitarmi come rivolti alla sua persona, stava in questa mia frase, riportata (antecedentemente ndr) sul Messaggero e su questo stesso sito: “È proprio il tenore del sms che apre a questo equivoco, dato che troppe cronache insegnano di rapporti personali agganciati a interessi pubblici”.
E se la si legge bene, appare anche difensiva del suo alquanto improprio sms a Soldati. Naturalmente alludo al testo del sms riportato dai blogger e dalla stampa.
Se poi Giacomello desidera la certificazione della sua trasparenza aziendale, non deve invitare me, come ha fatto in consiglio, che nulla posso rilasciare in tal senso, ma la chieda all’autorità competente.
Io continuerò a chiedere le carte pubbliche, perché controllare è un mio dovere nonché un diritto. E se la maggioranza sarà un po’ più solerte nelle risposte, potrebbe anche prevenire la tentazione del dubbio.

Il caso non è chiuso.

Claudia Gallanda

così invece sul “Messaggero Veneto”
(diciamo con un senso “leggermente” diverso?)