Continuiamo ad assistere alla “solita manfrina”: spese ingenti e con scarse giustificazioni, con conseguente indebitamento e mancanza di fondi, con relativo aumento di tasse e/o concessione di sovranità e/o diminuzione o accorpamento di servizi, con relativi disagi per i cittadini.
In nome di questo, anche cambiare le regole in corsa, cosa che non sarebbe consentito e tollerabile per un privato cittadino, nemmeno in tempi di crisi, è consentito ai “pezzi da 90”.
Lo abbiamo visto per molte cose, “ultime” ma non ultime, il nome dello Stadio Friuli (questione che ora pare rientrata) in cui si sarebbe assistito ad una potenziale modifica delle condizioni del bando di gara, con pareri contrastanti anche all’interno dello stesso Comune di Udine (Segretario Generale e Funzionario Avvocatura Comunale) ed ora lo ritroviamo nel superamento delle regole previste dal Codice Etico e dal disciplinare interno dell’ateneo friulano, da parte del magnifico rettore, magari in cambio di qualche soldo di sponsorizzazione, o di affitto.
Per affrontare i problemi dell’università italiana, oggetto di pesanti tagli, ed “estendere le opportunità di diritto allo studio” ,“incentivare le iscrizioni all’università ed aumentare il numero dei laureati”, tra l’altro per rispettare i parametri europei, c’è solo una cosa da fare: stanziare risorse.
Che se “vengono spese altrimenti” – presumo che l’evento del 23-24 abbia avuto costi importanti, considerando solo spese di trasporto, sicurezza, affitto, per iniziare – non ci sono, ovviamente, per tutto il resto.
Ma l’importante è “far vedere che si fa”.
Anche se a Roma basterebbe sbloccare una proposta di legge ferma da un paio di anni, che dice più o meno quello che è stato elaborato in questa occasione (ma due anni dopo…) presentata dal M5S, che esamina queste criticità, sulla quale stiamo raccogliendo le firme, con petizione anche on-line su change.org.
Quindi? Continuiamo a far propaganda sulla pelle dei cittadini? O “cambiamo verso”?
Gallanda Claudia