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Fermi tutti! Re-inventiamoci Amga perché, così com’è, non può più fornire luce, calore e gas alla pubblica amministrazione. Questo è il vero segreto che il sindaco Honsell ha taciuto ai cittadini nella sua accorata perorazione sui presunti vantaggi della fusione di Amga in Hera. Sorvolando sulla sua responsabilità della situazione attuale – la mancata quotazione in Borsa di Amga – ha previsto scenari “apocalittici” qualora Amga seguisse la sciagurata ipotesi di partecipare da sola alle gare per la distribuzione del gas. Non ha però detto che Amga non può partecipare agli appalti di altro tipo perché non è interamente pubblica. Nella sua fretta di fonderla neppure ha pensato alla possibilità di riqualificarla come tale, neanche quando ha affermato in Consiglio l’intenzione del socio Eon di vendere le sue azioni. Eppure, per ridare a Amga la sua natura pubblica, ricostituendole il senso per il nostro territorio, basterebbe acquistare le quote di Eon e qualche altra minima partecipazione privata, circa il 25% in tutto. Amga è una società solida, avviata sul territorio e per il territorio, ha creato molte infrastrutture e si è espansa anche all’estero, nel business della Bulgaria, dove ha una concessione per 35 anni e che vale per il 10% delle reti bulgare. Potrebbe cedere questo ramo (anche a Hera che investe nella stessa zona) e col ricavato acquistare le azioni Eon. Sciagurata sarebbe invece la fusione con Hera, che –soprattutto con la promessa di mantenere a Udine una punta strategica del colosso emiliano– ha l’aspetto di una “trappola per topi”, perché da troppo tempo assistiamo in Italia a simili dichiarazioni seguite poi da tutt’altro. È quindi difficile credere che queste promesse durino nel tempo. Netta è invece l’impressione che, in passi successivi, s’intenda delocalizzare tutto ciò che è patrimonio industriale pubblico del Friuli, tanto che a breve ci aspettiamo la fatidica frase, già sentita in tante occasioni: “”bisogna accettare, non c’è più tempo”. Si inizia infatti col gas e la luce, poi toccherà a Net e, pur non immediatamente, anche l’acqua passerà a Hera, inficiando così anche la volontà popolare che nel 2011, col referendum, si espresse al 96% per mantenere l’acqua pubblica. Hera non è pubblica! È come Amga, anzi è peggio di Amga (solo il 51% è “pubblico per statuto”) ma, essendo quotata in Borsa, ha la scappatoia legale per partecipare agli appalti per le forniture alle pubbliche amministrazioni. Hera sa bene che il futuro dell’energia sarà nell’acqua e nel sole. In Friuli, è evidente, sarà nell’acqua. Anche per questo Hera vuole accaparrarsi Amga, per mettere il suo bel piedone nell’acqua del Friuli, acquisendo con Amga anche il 35% di Carniacque. E da qui al Cafc, nel tempo, il passo non è lungo.