In Italia, purtroppo, è uso comune analizzare le questioni a posteriori, piuttosto che agire inizialmente per prevenire le problematiche relative.
Le due notizie apparse ieri sui giornali (danni da nubifragio e salvaguardia dei giardini contigui al palazzo Ex Upim) sono due facce della stessa medaglia, e le domande sorgono spontanee.
Come mai, a fronte di opere, sia murarie che di parchi e giardini, soprattutto pubbliche, difficilmente è usanza stanziare adeguate risorse per piani manutentivi?
La manutenzione del verde pubblico, da, anni, soprattutto a seguito della dismissione del servizio in capo al comune, si è progressivamente esternalizzata, dandola in gestione a cooperative che difficilmente hanno operatori adeguatamente formati e competenti.
Questo, si intenda, sia per la scelta delle piante da allocare in base al luogo stabilito, che non può essere casuale, sia per la cura successiva delle stesse.
E questi sono i risultati.
Anche per il giardino di Piazzetta Belloni, inizialmente molto curato, si è progressivamente passati a manutenzioni molto meno frequenti, con il risultato di rendere le operazioni successive molto più complesse. E con minori garanzie di un buon risultato.
Ci auguriamo, nell’attesa di analizzare la documentazione, che la previsione del piano di cantiere, come pure le potature previste, necessarie per operare adeguatamente sull’immobile ex Upim, siano effettuate nel rispetto delle essenze e delle loro radici.
In mancanza di questi presupposti, la salute di queste piante risulterà comunque a rischio.
Claudia Gallanda.
Consigliere comunale Udine
M5s.
Inviato alle principali testate il 25.07.2017.