Buongiorno.
Di seguito riporto alcuni stralci dell’articolo del Messaggero Veneto di oggi 25.02.2019, a firma Federico Capurso.
Con le mie relative considerazioni.
1) Chi tende un orecchio sul territorio sardo e nei corridoi di Montecitorio, raccoglie soprattutto recriminazioni nei confronti dei vertici: pochi soldi spesi in campagna elettorale, tanta la disorganizzazione che ne è conseguita e le divisioni interne al Movimento sardo che si protraggono da anni non sono state risolte”.
Lo sto dicendo da anni e lo dissi anche ai diretti interessati, più e più volte -quando ancora era possibile parlarci senza dover fare il tour del FVG- “Sei “andato su” con il lavoro di tutti, e non certo per tuo grande e unico merito, quindi ora, in varie forme, tutte legittime, restituisci al territorio e alla base -tutto e tutta- almeno una parte delle risorse che ricevi ogni mese. Anche togliendole dalla parte personale”. Ma, quando si parla di soldi, diventano tutti sordi.
Sull’organizzazione, ho fatto alcuni tentativi anche “pressando” pochi altri rimasti fedeli ai principi, che si sarebbero resi disponibili; ma la cosa fu sistematicamente boicottata, per anni.
Le prove su www.m5s-udine-friuli.it.
Quelle che vengono definite “divisioni interne” sono, di norma, o infiltrazioni di persone mandate da qualcuno -anche con mezzi- per distruggere. Oppure persone che invece di andare al bar a passare il tempo vengono li per sentirsi importanti, ma senza nessun intento veramente costruttivo e che preveda un percorso di crescita -faticosissimo!- per colmare le lacune.
Se nessuno, anche dopo DECINE DI SEGNALAZIONI, in tutto il Friuli Venezia Giulia, interviene, questi “pasturano”. E i risultati, prima o poi arrivano.
E ora li cominciamo a vedere.
2) nelle ultime ore, si starebbe ragionando sull’idea di presentare più liste collegate al Movimento, composte sempre da iscritti, ma con nomi e simboli diversi da quelli del partito
Non cambierà niente, ormai le persone valide se ne sono andate o sono in procinto di farlo. Restano e resteranno gli infiltrati, gli opportunisti, i mentitori, i traditori, i “pensoperme”. Che porteranno altra gente come loro.
Risultato? Uno “sputtanamento” -comunque- assicurato.
3) l’ex senatore Roberto Cotti, esponente storico del M5S in Sardegna. «Ma è un bene l’apertura di Di Maio alle liste civiche – aggiunge Cotti -. Anche se ricordo che quando lo proposi a Beppe Grillo, nel 2010, lui mi fulminò con lo sguardo e mi chiese cosa ci stavo a fare nel Movimento».
“le liste civiche” è un termine molto vago. Altro sarebbe inserire nella lista dei 5 stelle persone valide, magari dei comitati, con le quali si sia fatto un percorso conoscitivo e di battaglie, per anni.
Ma, dopo i cambi di rotta del M5s su temi importanti, dubito che si sentano sufficientemente tutelati per farlo.
4) «Non possiamo vincere da soli, contro chi si presenta in coalizione con 10 o 11 liste», è la litania domenicale delle truppe grilline.
Non sono d’accordo. Se si fosse lavorato diversamente, PER ANNI, valorizzando le poche persone valide che lavoravano, invece che “altri” che si presentavano all’ultimo momento, dando degli strumenti di lavoro validi, creando un sistema meritocratico e un organizzazione controllabile anche da altri per evitare abusi, intercettando i non votanti e gli indecisi, informando sistematicamente i cittadini restando fedeli agli impegni presi, e difendendo le persone dagli attacchi RISPONDENDO TEMPESTIVAMENTE ALLE ISTANZE DI CHI PER ANNI HA CHIESTO AIUTO, forse ANCHE SI. Si è fatto l’esatto contrario.
5) qualcuno tra i colonnelli M5S lavora all’idea di presentare più liste che rimandino al Movimento, senza pescare nel rischioso mondo delle civiche. «Basterebbe cambiare nome. Oltre alla lista principale del Movimento, ci potrebbero essere liste collegate, formate sempre da iscritti M5S, ma con nomi diversi, come “Cambiamento per Sassari” e simili». Una ricetta che, nei pensieri dello stato maggiore pentastellato, potrebbe essere applicata molto più rapidamente, proprio perché verrebbe meno tutto il lavoro di controllo sulla validità e la trasparenza delle alleanze esterne da trovare.
Qualcuno dica ai “colonnelli” che ormai è tardi, le persone si trovano, ma che persone saranno?
Il lavoro di controllo va cmq. fatto, e occorre conoscere le persone da un tempo adeguato.
E quelli che si propongono al momento delle elezioni, per sparire subito dopo e riapparire l’elezione dopo, sono da evitare come la peste.
Poi, se vogliamo parlare di colonnelli e di stato maggiore, qui in Friuli Venezia Giulia -con tutto il rispetto- è pieno di militari, che non sono certo stati una “mano santa” in quanto a metodi…(arroganza e maleducazione)
Sul “generale Stefano Patuanelli” era a conoscenza da anni delle porcherie che succedevano in Friuli Venezia Giulia, ma, nonostante le sue palesi amicizie coi piani alti, nessun risultato.
Se per incapacità sua o non presa d’atto dei supremi capi -questo è quello che diceva lui- non è dato sapere, ci sarà come sempre il consueto rimpallo.
Certo che, si potrebbe dire, ore che siete “responsabili in solido” e i risultati si vedono, “scannatevi tra di voi”.
Io ho posto le questioni in tempo utile, più e più volte!
Una delle soluzioni potrebbe anche essere il dover fare obbligatoriamente almeno un mandato in comune PRIMA di poter concorrere per un posto in regione, parlamento e Europarlamento. Si riempirebbero immediatamente le liste locali, anche se non ci sarebbe comunque una garanzia di qualità.
Ma andrebbe sicuramente meglio, perchè se non si lavpra bene non si entra; e, se non si entra, non si va “più su”.
6) a Montecitorio la corrente interna al Movimento, che ha in Roberto Fico il suo punto di riferimento, chiede che la rivoluzione imposta da Di Maio, tra apertura alle liste civiche e nomina di una segreteria politica, «non ci snaturi». Un accentramento dei poteri, mette in guardia il deputato Luigi Gallo, «potrebbe portare al disastro totale».
Ormai è tardi. Chi metteranno?
Chi ha fatto già danni?
Chi ha mentito per mesi agli attivisti dicendo che non era interessato a candidarsi e poi “a sua insaputa” era in lista, con il curriculum fatto?
Chi ha pilotato a suo interesse votazioni farlocche?
Chi ha tradito?
Chi è stato colpevolmente zitto, magari a suo vantaggio?
Aspetto i nomi, poi partirò CON I DOSSIER.
Uno a uno.
e, sul Gazzettino di oggi, 25.02.2019, a firma Diodato Pirone:
La settimana successiva il Friuli Venezia Giulia incoronò il leghista Massimiliano Fedriga con quasi il 60% dei consensi e relegò il Movimento ad appena l’11,7% dei voti. Le regionali del Friuli avrebbero dovuto far scattare un campanello d’allarme fortissimo nei 5Stelle perché nel 2018 in quella regione riuscirono a prendere addirittura meno voti di quelli del 2013 perdendo un consigliere. Il virus anti 5Stelle delle regionali era già all’opera e da allora si è allargato anche ai consensi nazionali.
Il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, insieme a pochi altri, era (ed è ancora?) il referente “de facto” dell’intera regione Friuli Venezia Giulia.
Ai suoi rilievi lo anticipo dicendo che, se, quando ci sono dei problemi in una città (Udine) e si dice che tutti i consiglieri eletti in regione andranno a mangiare col capo politico e uno spera quindi di parlarci e di chiarire -e magari risolvere- finalmente, le pesanti problematiche interne, e poi la cena viene annullata e ci va a mangiare lui, triestino, con il non meglio definito “cerchio magico” la responsabilità se la assume “per direttissima” e per intero. Volente o nolente.
E invece lo nominano “su suggerimento del capo politico” capogruppo al Senato.
Qualcosa non mi torna….o anche si.
Ma non è certo il “bene comune”. Ma altro.
P.S.: A Udine sono stati eletti 2 consiglieri al posto dei 5 uscenti. Bel lavoro, Patuanelli.
Claudia Gallanda
già Consigliere comunale di Udine
per il M5s
Mandato 2013-2018.