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Andrea Ussai, incontro sulla riforma sanitaria

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28 agosto 2014 – incontro a Fagagna con Andrea Ussai, consigliere regionale 5 stelle

Il testo della riforma sanitaria comprende 52 articoli, una prima bozza era stata presentata a metà luglio e depositata il 19 agosto. Nel frattempo sono state avanzate altre due proposte: quella di Tondo e quella di Forza Italia, la prima un po’ più ragionata, mentre la seconda composta in fretta e lacunosa.
Inoltre la riforma dell’assessore Telesca nella sua progettualità mira a fondere ospedale e territorio. Attualmente ci sono 11 aziende ospedaliere + Burlo a Trieste + CRO di Aviano + il privato Nostra Famiglia.

Il Rischio, secondo il gruppo 5 stelle regionale, è che questa riforma prelevi tutte le risorse del territorio per drenarle in quelle Ospedaliere. Dunque risulta netta l’esigenza della necessità di un’attenta gestione di queste risorse altrimenti diventerebbe farraginosa producendo più disagi che servizi.
Questa riforma sanitaria trova giustificazione nel fatto che sono cambiati i bisogni e come diversi di questi siano diventati cronici.
C’è dunque bisogno di assistenza territoriale e in Ospedale i cittadini dovrebbero recarsi solo per le acuzie.

Il Vantaggio invece, potrebbe trovarsi nella migliore coordinazione tra aziende ospedaliere e territoriali, senza che il paziente venga scaricato dalle une alle altre.
Sollecitato dalle domande dei presenti, soprattutto sul cambiamento che investirà il ruolo e i compiti del medico di base, Andrea Ussai precisa che la Riforma recepisce la Legge Balduzzi e instaura la cosi chiamata “Medicina di gruppo”, cioè medici che si mettono insieme (in un primo tempo per 12 ore, ora il testo recita “fino a 12 ore” ed è stato tolto il termine del Dicembre 2016) per l’assistenza sul territorio. Il testo prevede dei gruppi formati da ameno 6 medici dello stesso presidio in un’unica sede, con il coordinamento degli orari.

Diverse le perplessità avanzate dai cittadini presenti, sulla reale efficacia delle riforma. Per esempio il fatto che non tenga conto di un elemento fondamentale: l’insufficienza dei trasporti pubblici o comunque il costo di quelli privati per spostamenti oltre il comune di residenza.
A esempio, se Cassacco venisse aggregata con San Daniele, un anziano o un cittadino impossibilitato a guidare l’auto dovrebbe prima prendere il Bus per Udine e poi quello per San Daniele, dato che, attualmente, non esiste una linea Tarcento – S. Daniele potenziata. Quindi ciò che è proposto dalla riforma appare attuabile solo in metropoli con servizi pubblici di trasporto frequenti e pianificati.

Andrea Ussai risponde che su questo punto sono stati indetti dei gruppi di lavoro regionali, dei quali però ancora non sono noti i dati elaborati e neppure chi siano i professionisti coinvolti. Anche le rassicurazioni dell’assessore Telesca ai cittadini, durante le presentazioni della riforma e sulla stampa, hanno seguito solo quelle linee e quei principi generali sempre validi.
A quanto sembra, la giunta regionale intende portare in aula la riforma a fine settembre, lasciando ai consiglieri del Movimento 5 Stelle pochissimo tempo per raccogliere le proposte dei cittadini e proporre gli emendamenti per il suo miglioramento.

Si teme poi che si vogliano aggregare i punti di assistenza a imitazione dei Centri Commerciali, dimenticando che per molti la sala d’aspetto del medico di base in un Comune è anche un importante punto di aggregazione sociale.
Sarebbe da considerare invece il potenziamento della Guardia medica, molto spesso priva di mezzi idonei e risorse adeguate all’assistenza.

Da un medico presente viene spiegato in che consiste “l’aggregazione funzionale di medici” voluta dalla riforma: i medici di famiglia (di una metà del territorio, “tagliato” in orizzontale o in verticale) devono mettersi in comunicazione garantendo le prestazioni non differibili. Una proposta che sembra fatta solo per scremare il Pronto Soccorso. Chiarisce con un esempio: se si trovasse in ambulatorio in orario di visite e ricevesse una telefonata da un paziente di Flaibano, lamentante un forte dolore al petto, lui dovrebbe o dire ai pazienti in sala d’aspetto di andarsene perché è intervenuta un’urgenza oppure, cosa più probabile, dovrebbe comunque invitare il paziente a recarsi immediatamente al Pronto soccorso più vicino, soprattutto se non ne conosce la storia medica. Domanda poi, se la Riforma guarda alle cosiddette “forme associative evolute”, sull’esempio delle “case della salute”, se si è tenuto conto che queste realtà sono molto costose. Se è così, il risparmio dove sarebbe?

Da un altro medico viene sollevato poi il problema di molti farmaci costosi e inutili passati dal Sistema Sanitario Nazionale (specie nuovi antibiotici) solo perché così deciso dalla politica, con prescrizioni che a volte appaiono indotte.
Così come c’è chi afferma aver notato nella sua esperienza la pratica della cultura della prescrizione nei medici di base e ospedalieri e quanto personalmente fatichi a trovare medici di base che siano anche di fiducia, dato che alcuni esercitano in maniera poco empatica e frettolosa.

Andrea Ussai precisa che le aggregazioni devono prevedere minimo di 15 medici e devono seguire le caratteristiche morfologiche del territorio (montano, collinare…). Sottolinea come il medico di Base sia visto come il motore di tutto il sistema che fa scattare le visite specialistiche e le prescrizioni mediche di farmaci.

 

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